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mercoledì 6 agosto 2014

CONOSCERE E GESTIRE I FILTRI DELL'EGO (parte I)


Come umani, siamo capaci di "interpretare" la realtà esattamente all'opposto di com'è, oppure vederla per quello che è realmente.  
Qual'è la differenza che fa la differenza? 
Dipende tutto dall'Ego e dai "filtri" che l'Ego applica agli stimoli (imput) sensoriali che transitano dal nostro cervello. 
Filtri di significato, filtri di giudizio.

Siamo una macchina biologica progettata per sopravvivere in un mondo duro e selvaggio, per cui gli organi di senso "scannerizzano" il mondo in maniera "neutrale" col compito di trasmettere al cervello informazioni (imput) per permettere al meglio la sopravvivenza con meno errori possibili. Gli organi di senso nascono già limitati (per cause genetiche, anatomiche, fisiologiche, eccetera), quindi ciò che esiste "la fuori", ciò che percepiamo come "reale" è un'interpretazione di ciò che ci arriva limitato a causa del limitato range di funzionamento.

Per di più, ciò che arriva al cervello - per poter avere un senso - deve prima essere interpretato dal "cervello ricevente" al fine di ricostruire un'immagine o un suono; gli imput devono essere contestualizzati (nel tempo, nello spazio, rispetto a chi sono, eccetera) prima che il "cervello ricevente" spedisca il pacchetto completo dei dati al "cervello reagente" o "operativo". 
Potete vederlo a tutti gli effetti come l'invio di dati via email, a cui viene necessariamente - per completare il significato - allegata (attachment) un'emozione. 
Solo così le cose che accadono "fuori" acquisiscono un significato "dentro". 
Ecco come facciamo a pensare che ciò che viviamo come reale è reale...
...Ma anche no! 
Perchè sono molti i processi cognitivi interni che modificano ulteriormente la "neutralità" delle informazione (già limitate) che ci arrivano. Questi processi cognitivi sono assimilabili a tutti gli effetti a "filtri", che si sono sviluppati nel corso dei millenni perchè necessari alla sopravvivenza; per massimizzare l'esperienza e diminuire l'uso di (preziose) risorse cerebrali.
Questi "filtri" generalizzano, cancellano o deformano l'esperienza falsando il significato che gli diamo. E tutto questo avviene senza che ce ne accorgiamo.

Un esempio di generalizzazione? Abbiamo aperto molte porte e abbiamo aperto molti libri nella nostra vita. Dopo un certo numero di "esperienze" con le porte, il cervello generalizza l'esperienza creando il concetto generale di porta. Pur non avendo esperienza di tutte le porte esistenti al mondo, il cervello si crea la sua "immagine" di porta. 
Un esempio di cancellazione? Mentre state leggendo queste parole e siete focalizzati sulle parole, vi rendete conto che il cervello - pur sentendole - ha "spento" le sensazioni che giungono dal vostro piede destro?L'avete sentito adesso? Il cervello, avendo poche risorse preziose a disposizione, rende "inconsapevole" quelle parti che non sono necessarie alla sopravvivenza. 
Così, il piede è li, ma le sensazioni del piede non raggiungono la consapevolezza del "qui-ed-ora".

Al di là dei "filtri" che nascono con noi (metaforicamente le "applicazioni" del sistema operativo caricato "in fabbrica"), la stragrande maggioranza dei filtri sono acquisiti a partire dall'infanzia, a partire dai 2-3 anni. Questi programmi (o software o "applicazioni", come quelle degli smartphone) vengono inconsapevolmente istallati da chi ci ama di più: i genitori e i parenti, ma anche da chi ci educa (e pretende di amarci) come la scuola, lo stato, la chiesa (la religione in particolare) eccetera.
L'installazione avviene quando un comportamento, un atteggiamento, una frase, un idioma o una convinzione (etica, morale o religiosa) viene ripetute all'infinito (cioè quando ci sono le condizioni per trasformare una memoria a breve termine in una memoria a lungo termine).
E più vengono ripetute più profondamente si installano nell'inconscio, da dove influenzano la consapevolezza e l'interpretazione della realtà.
 La conseguenza qual'è?? 
Proprio per il profondo livello in cui vengono installati ed agiscono (livello inconscio), siamo totalmente inconsapevoli che esistono questi "programmi" e "filtri" in azione. Quando un "programma" e/o "filtro" si manifesta, quindi, o non ci facciamo caso oppure ce ne accorgiamo solo dopo che si è manifestato. Cioè non solo non ne siamo consapevoli, ma ci viene a mancare la possibilità di scegliere o meno la sua "manifestazione", la sua applicazione.

Questo è il motivo per cui tante "filosofie spirituali" (leggi Religioni) ci descrivono come "dormienti": nasciamo dormendo, viviamo dormendo, moriamo dormendo. 
Dormiamo in quanto inconsapevoli di cosa sia davvero la realtà, che ci arriva totalmente "filtrata"..Questa serie di programmi complessivamente viene etichettato come "EGO".Ed è la causa di tutti i problemi dell'essere umano


... Valutate la relatività delle vostre realtà soggettive, in attesa della seconda parte......


mercoledì 26 marzo 2014

LA MAPPA E IL TERRITORIO: una via flessibile al "dialogo" (parte prima)


"Ci sono due modi di scorrere facilmente attraverso la vita: credere a tutto o di dubitare di tutto. Entrambe ci salvano dal pensare."
 (Alfred Korzybski)

Permettetemi di raccontare una favola. 

La favola di Ignác Fülöp Semmelweis (1818-1865), medico Ungherese conosciuto come il "Salvatore delle Madri". Fin dall'inizio del suo assistentato in Ostetricia, il giovane medico dedicò tutte le sue energie al lavoro in corsia e a continue autopsie, ossessionato dall'elevato numero di decessi delle partorienti per "febbre puerperale". Tutte le autopsie mostravano gli stessi segni patologici, e lui studiava il fenomeno nel tentativo di capire, prevedere e curare la malattia.
La sua prima ipotesi prendeva in considerazione l'aria mefitica delle città (in piena rivoluzione industriale), ma raccogliendo dati sulla mortalità delle puerpere in città, in campagna ed in ospedale, scoprì che la mortalità era maggiore in ospedale.
La sua seconda ipotesi riguardava la morte per autosuggestione, a causa del prete della cappella dell'ospedale che - per dare l'estrema unzione - passava scampanellando per i corridoi.
Poi giunse un'ipotesi rivoluzionaria per l'epoca: la febbre puerperale veniva trasmessa da medici e studenti dell'ospedale. Loro infatti svolgevano autopsie a mani nude e,  immediatamente dopo, visitavano le partorienti in corsia, senza lavarsi le mani.
La conferma della sua "teoria"? Imponendo il lavaggio delle mani, la mortalità passò dall'11% all'1%...
Era il 1847 (14 anni prima dell'Unità d'Italia) e nè risultò una "teoria" sconvolgente, osteggiata proprio dai medici che, per principio, rifiutavano di accettare l'idea di essere essi stessi gli "untori".

Vi state chiedendo qual'è la morale di questa favola? Ebbene, in quel momento storico i batteri e i virus non esistevano !
Mi spiego meglio: nessuno credeva all'esistenza dei batteri. Ci vorranno più di 40 anni perchè la "sconvolgente ipotesi" venga accettata e applicata in modo generalizzato (senza mancare, nel frattempo, di mietere altre illustri vittime). 
Così, l'ipotesi di Semmelweiss gli ha fatto guadagnare l'onore ad vitam nei libri di medicina ma - ironia della sorte - ai suoi tempi gli procurò l'allontanamento dall'ospedale, l'ostracismo del mondo medico e il ricovero in manicomio (1865) dove morirà a causa delle percosse subite...
...Nessuno è profeta a casa sua...

Questa favola è ovviamente una metafora per introdurre l'argomento di oggi: il lavoro del filosofo Alfred Korzybski (1879 - 1950).
Egli dimostra che gli esseri umani sono limitati nelle loro conoscenze a causa delle limitazioni (genetiche e strutturali) degli organi di senso e del sistema nervoso, nonchè dalla struttura stessa del linguaggio. 
Per Korzybski, il cui lavoro si basa su solide e indiscusse scoperte scientifiche, noi esseri umani non abbiamo un accesso diretto alla conoscenza della realtà, ma piuttosto accediamo a "percezioni limitate" e ad un insieme di "convinzioni e/o credenze" che la Società ha frainteso come "conoscenza diretta della realtà", dimostrando così che non esiste un qualcosa chiamato "esperienza oggettiva".  
Lo spiego meglio: non esiste un'unica "realtà oggettiva", ma tante "realtà soggettive".

Facciamo degli esempi partendo dalla scienza.
L'orecchio è capace di percepire onde sonore comprese tra i 20Hz e i 20KHz, ma la sua "struttura" (genetica, anatomica, eccetera) ci rende incapaci di percepire gli infrasuoni e gli ultrasuoni.


Ma ciò non vuol dire che infrasuoni e ultrasuoni "non esistono". Ci sono, esistono, ma giungono ad un organo di senso "incapace di trans-durre" questi segnali in sensazioni coscienti. (Per avere "prova" della loro esistenza usate un fischietto per cani, e vedete la loro reazione!).
Al di la dei limiti percettivi - anatomici e genetici - tutto ciò che danneggia l'orecchio o le vie nervose che portano il segnale al cervello o le zone del cervello che lo elaborano, può modificare la percezione che abbiamo di quel suono o limitare/cambiare/deformare ciò che udiamo.

E cosa, esattamente, ci permette di distinguere un suono che percepiamo piacevole da uno che percepiamo sgradevole? Semplice: interpretiamo il suono che ci arriva usando come "filtri accessori" (filtri di giudizio e critica) ciò che deriva dalle nostre esperienze personali e dal modo in cui siamo stati educati (etica, morale, religione, eccetera).  
Così, per me il jazz è gradevole ma per te è spazzatura, mentre per te il rap è poesia ma per me è cacofonico.


Un'altro esempio: gli stimoli luminosi percepibili dall'occhio umano sono solo una piccola porzione, in quanto il nostro spettro ottico è limitato ad alcune lunghezze d'onda (all'incirca tra 390 e 760 nm). Così, siamo incapaci di percepire infrarosso e ultravioletto.

Ma anche se siamo incapaci di vederle, non vuol dire che non esistono! Non possiamo mettere in dubbio la loro esistenza in quanto esistono apparecchiature elettroniche in grado di "trans-durre" un qualsiasi segnale da impercepibile a percepibile. 

Allo stesso modo, non possiamo sentire le onde radio a meno che non usiamo un "trans-duttore" (il ricevitore radiofonico), e lo stesso vale per il segnale che viene "trans-dotto" dal televisione. 
Ma non per questo crediamo che quelle onde - quei segnali impercepibili - non esistono ! Siete daccordo, no?

Così, per Korzybski, gli esseri umani sono incapaci di sperimentare il mondo direttamente; ci riescono esclusivamente attraverso astrazioni (impressioni non verbali che derivano dal sistema nervoso) e attraverso indicatori verbali derivati ed espressi dalla lingua parlata/scritta.
A queste limitazioni anatomiche e genetiche, però, dobbiamo aggiungere i "filtri accessori" che abbiamo menzionato.
Questi filtri sono funzione dei "centri di elaborazione" (funzioni cerebrali superiori) i quali hanno il compito di dare un significato alla vita mentre la viviamo. I centri cerebrali rispondono a "programmi" genetici di sopravvivenza e procreazione della specie (cervello UNO E TRINO); li potremmo metaforicamente indicare come gli "amministratori unici" del sistema.

Siccome le risorse cerebrali del "qui ed ora" (coscienza, consapevolezza) sono limitate, gli amministratori unici massimizzano l'esperienza che facciamo della vita generalizzando, cancellando o deformando ciò che ci succede.
Per esempio: tutti sappiamo cos'è una porta. Ne abbiamo viste ed incontrate nella nostra vita sin da quando eravamo piccoli. Ma non le abbiamo incontrate tutte.
Possiamo affermare che la nostra esperienza è stata limitata ad un numero discreto di porte, e queste sono state q. b. (quanto basta, come in cucina) per generalizzare il concetto di porta. 
Ora sappiamo cos'è e qual'è la funzione e siamo capaci di interagire sulle porte in maniera generalizzata. Ed è il motivo per cui i bimbi piccoli devono compulsivamente aprire tutte le porte al posto vostro (chi ha bimbi piccoli capisce :) ). 
Rendiamoci conto che di quel poco di "sensazioni" (imput sensoriali) che percepiamo, tutti subiscono uno di questi tre processi:
1) Generalizzazione
2) Cancellazione
3) Deformazione

... Valutate la relatività delle vostre realtà soggettive, in attesa della seconda parte...

lunedì 10 marzo 2014

Cosa impedisce il risveglio? Il velo di Maya e la zona di confort.



Tutti noi - senza esserne consapevoli - nasciamo dormendo, viviamo dormendo, ci sposiamo dormendo e muoriamo dormendo. Senza mai svegliarsi.  E' come se viviamo un grande inganno, un auto-inganno, dove ci inganniamo su ciò che crediamo sia vero.  

Lo dice a chiare lettere Arthur Schopenauer, il quale ha coniato il termine, "velo di Maya" basandosi su antichissimi presupposti provenienti dalla cultura e religione induista: egli sostiene che il velo di Maya ci impedisce di vedere che il nostro "vivere" è in realtà "sognare", e che questo sognare obbedisce a regole ben precise, valide per tutti, e profondamente inserite nei nostri schemi cognitivi e culturali.

E' facile prevedere che la prima reazione a quest'affermazione forte sia un netto rifiuto.  Magari è una vocina dentro di voi che esclama: <<Cooooosa?? Ma che cavolo stai dicendo? E' impossibile! >>. Oppure <<Sei matto!>>.

E' facile prevederlo perchè l'insieme delle nostre "convizioni" (ciò che crediamo di essere, ciò che crediamo sia vero) rendono il nostro mondo e la nostra realtà un "tutto congruente". Sono il "comodo calduccio" delle cose note, conosciute, date per scontate. Il comodo calduccio che ci mantiene nel sonno e ci fa persistere nell'unica alternativa che abbiamo: il sognare.
Da un lato non possiamo svegliarci se non siamo disposti a mettere in discussione l'intero sistema delle convinzioni (culturali, religiose, personali eccetera). Dall'altro non è piacevole uscire dalla "zona di confort", dal "conforto" del conosciuto. 

Infatti, per cambiare o pensare diversamente saremmo obbligati a utilizzare tempo, risorse ed energia, e una parte di noi (a cui piace dormire al calduccio) proprio non va di fare le cose diversamente da come è abituato a farle. Sarebbe faticoso.
Questa parte di noi (chiamiamola "EGO") si rifiuta di mettere in dubbio le cose in cui crede e proprio non gli va di avere torto. Si rifiuta di mettere in dubbio le cose a cui crede perchè percepirebbe una "mancanza" (essere diversi da ciò che siamo abituati ad essere), da cui deriva una "sofferenza".

Permettetevi di riflettere un momento su quanto spesso le persone hanno un pensiero, una supposizione o una convinzione su qualcosa nella loro mente e altrettanto spesso abbandonano ogni altra alternativa. Quasi come se avessero scoperto un certo tipo di cibo delizioso e decidessero di mangiare solo quello e non assaggiare più nient'altro. 
Da una parte ciò è rassicurante perchè le persone sono giunte saldamente ad una conclusione e pensano di non aver più bisogno di sprecare energia a pensare, analizzare e considerare altre cose come alternative. Questa è la "zona di confort"; il "conforto" del conosciuto. .
Ma dall'altro lato, che ne siate consapevoli o no, in questa modo ci precludiamo la libertà della comparazione. E quindi la libertà di scelta.

L'attività del  "sognare" nasce con noi, è "innata" (è, cioè, la nostra "unica realtà") e obbedisce a precise regole, valide per tutti indipendentemente dagli schemi cognitivi e culturali. Ma l'insieme delle idee e delle convizioni che rendono "congruente" il nostro mondo viene da fuori. Dall'esterno. 
Idee riguardo all'amore, alla libertà e alla felicità, solo per citarne alcune. 
Ora, quando assimiliamo un'idea esterna a noi, un'idea o una convinzione che viene da fuori, è come se veniamo programmati. E la "programmazione" include scelte obbligate. Mi spiego meglio: la programmazione esterna esclude ogni scelta che non sia già inserita nel programma.
"Reagiamo" ma ... non "agiamo"...

Capisco che non è facile ascoltare o leggere chi mette in discussione le vostre idee. Ma un lampo di verità vi illumina quando vi rendete conto che se una delle vostre idee/convinzioni viene attaccata o messa in dubbio la reazione "fisiologica", naturale, è che si rifiuta la cosa. Si rimane sbigottiti e si è pronti a combattere.
... combattere per un'idea che non ci appartiene, senza possibilità di scelta... 


Capite la portata di ciò che leggete, adesso? Questo basta per comprendere come le idee che hanno influenzato la vostra vita la rendono caotica e al contempo impediscono il risveglio?

Schopenauer e la religione indù anticipano di secoli i concetti che vengono oggi postulati alla base della "programmazione neuro-linguistica" (PNL), secondo la quale noi siamo i creatori della nostra realtà in base ai convincimenti profondi che abbiamo su chi siamo e ciò che crediamo possibile. 
E' ciò che crediamo possibile a dare significato alle cose che ci succedono nella vita: le nostre convinzioni (ciò che crediamo essere vero) sono filtri "colorati" che colorano tutto ciò che ci accade. E' un pò come avere degli occhiali con lenti colorate, di giallo per esempio, così tutto quello che vediamo è colorato o intriso del colore giallo. (questo argomento verrà approfondito in un successivo post).

Mi rendo conto che la prima reazione al solo pensiero di "cambiare" le nostre convizioni è la paura; capisco cosa significa temere la perdita delle cose familiari, note; i punti di riferimento che ci danno il "conforto" del conosciuto.  
Ma mi domando: quanto siamo disposti a mettere in dubbio le nostre verità? E quanto di ciò che abbiamo di più caro e familiare siete disposti ammettere in discussione?

Possiamo "svegliarci" solo se siete disposti a mettere in discussione l'intero sistema delle convinzioni (culturali, religiose, personali eccetera).  
Per il risveglio bisogna essere predisposti all'ascolto e all'auto-osservazione, privi di critica e di giudizio. 
Essere disponibili ad imparare qualcosa di nuovo su di voi. 
Integrare le informazioni in un nuovo modello, con convizioni conguenti e potenti.

Buon risveglio ;)