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giovedì 27 febbraio 2014

Sono io il pazzo o lo sono tutti gli altri?

Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? 
E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare? 
Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà? (Morpehus - Matrix)


CAMBIAMENTO...
RISVEGLIO...
Belle parole.
Solamente parole... e abusate per giunta!
Ma in pratica ... che significano?


Usiamo la logica tradizionale, con un ragionamento ad absurdum (per assurdo): il termine "risveglio" presuppone che tutti i membri del genere umano sono addormentati, che tutti viviamo una vita dormendo. Non mi riferisco al sonno reale, quello ciclico, vero, notturno, nel letto/divano eccetera.... Ma al fatto che viviamo, ci relazioniamo e lavoriamo dormendo. Come se viviamo in un sogno.
Ma è possibile?
O siamo pazzi senza saperlo?

.... riflettete ....


Quando state nel vostro lettuzzo caldo, belli comodi, è irritante essere svegliati e riportati alle "responsabilità quotidiane". In quel momento, a metà tra il sonno e la veglia, siete consapevoli - a tratti - che non VOLETE ESSERE SVEGLIATI.

Il primo passo in assoluto verso il risveglio è ammettere che non VOLETE ESSERE SVEGLIATI.
Il che presuppone che siete consapevoli di stare dormendo e che questo stato è così piacevole da non volerlo abbandonare...
E se siete consapevoli che non VOLETE ESSERE SVEGLIATI, è perchè dentro di voi una vocina o una emozione o delle immagini impersonificano un certo "prurito", vi incuriosiscono, vi spingono verso una certa direzione, vi trovano EffetivaMente scontenti di uno "stato" emozionale o mentale.

Per quanto possa esservi sembrato "assurdo" questo ragionamento, la scienza ufficiale dimostra che c'è una base (AMPIA) di verità. A partire dal secondo dopoguerra, neurologi e psicologi (in particolare il neurochirurgo Karl Priban) hanno studiato l'attività del cervello in termini "olografici". Ovvero, hanno scoperto che il nostro cervello processa gli imput provenienti dall'esterno (i sensi) proiettandoli come un ologramma. Cioè tutti noi, osservando e pensando, attiviamo nel nostro cervello quell'ologramma che chiamiamo "la nostra realtà"...
Da ciò discende che:

  1. Credendo che esiste una realtà oggettiva, al di fuori di noi, ci si sente incapaci di intervenire, o ci si sente "vittime" del destino e degli eventi.
  2. Siamo i creatori - inconsapevoli... - della proiezione all'esterno tanto degli stati positivi (gioia, felicità, amore, eccetera) quanto degli stati negativi (rabbia, frustrazione, gelosia, ira, cattiveria eccetera).
  3. Se ogniuno "processa" gli stessi imput (sensi) in una propria personale ed unica maniera, allora non esiste una realtà che è uguale per tutti.
Mentre riflettete in profondità sul significato rivoluzionario di quanto avete letto, spero vogliate permettere al vostro affezionato igienista mentale - nei prossimi post - di guidarvi a valutare tutto questo usando una prospettiva più ampia e flessibile, con mente curiosa ed aperta.

.... Buona riflessione ;)


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